Prefazione
Cosa si intende per agroecologia? Come funziona? Quali esempi concreti ci sono? Come possiamo investire nell’agroecologia e sostenerla? E’ produttiva? Esistono dati che provino che sia efficiente o che raggiunga i risultati attesi? Queste sono le domande che spesso sorgono quando si parla di agroecologia con persone che non hanno familiarità con il tema. Quando invece si discute con persone che conoscono l’argomento, alcune considerazioni che sorgono sono:
“Non penso stiano veramente parlando di agroecologia: l’agroecologia non si limita a migliorare i suoli, ma fa molto di più!”
“E’ incredibile, usano il termine agroecologia ma privandolo del suo significato, sembra che lo usino solo per rendere più sostenibile il modello industriale”
“Forse gli scienziati intendono così l’agroecologia, ma i movimenti contadini la vedono in modo diverso”
“Non sta usando il concetto di agroecologia ma quel che sta dicendo è in linea con il modo con il quale vediamo e definiamo l’agroecologia”
Potremmo continuare all’infinito. In generale, c’è bisogno di chiarire cosa è e cosa non è l’agroecologia, al fine di guadagnare un sostegno politico, di sviluppare questa disciplina, di evitare la cooptazione e per combattere le false soluzioni, ecc. I movimenti sociali, le organizzazioni della società civile, le istituzioni internazionali e il mondo accademico hanno ripetutamente tentato di chiarire il significato di agroecologia e continuano a farlo.
Anche nella nostra rete sentivamo l’esigenza di chiarificazione e condivisione. Quel che segue è un primo risultato di questo lavoro. Abbiamo deciso di dividere i diversi principi dell’agroecologia secondo le quattro dimensioni di sostenibilità: ambientale, socioculturale, economica e politica. Pensiamo sia il modo giusto di affrontare la complessità e la multidimensionalità dell’agroecologia. Ci permette di capire gli agrosistemi e i sistemi alimentari prendendo in considerazione i contesti sociali, economici e politici in cui sono inseriti. Ci basiamo altresì su principi che sono già stati individuati nel nostro lavoro precedente e dai diversi attori del movimento agroecologico.
I nostri intenti devono essere chiariti: il nostro scopo non è quello di costruire una nuova definizione di agroecologia quanto piuttosto individuare principi che rafforzino la nostra narrativa, i nostri programmi e la nostra azione di advocacy. Vogliamo far crescere ulteriormente una visione e una comprensione unitarie su cosa è l’agroecologia – che consideriamo uno dei principali pilastri per raggiungere la sovranità alimentare e la giustizia climatica.
Questo è il primo passo di un processo più ampio che comprenderà anche la redazione di una guida pratica che dovrebbe – insieme a questi principi – servire come base per iniziare un processo di dialogo in varie parti del mondo e all’interno delle varie organizzazioni membre della nostra rete (valutando le attuali pratiche e strategie). Nel momento in cui le nostre società affrontano una profonda crisi sociale, ambientale ed economica, e i cambiamenti climatici impongono alle nostre società un radicale cambio di rotta rispetto agli attuali modelli di produzione e consumo, diventa urgente capire e sostenere con forza l’agroecologia. Con questo umile contributo, speriamo e riteniamo di poter rafforzare il movimento agroecologista, che rappresenta lo scopo ultimo del nostro lavoro sull’agroecologia.
Approfondire l’agroecologia
I tre volti dell’agroecologia
L’agroecologia è:
Un approccio di ricerca scientificai che implica uno studio olistico degli agrosistemi e dei sistemi alimentari,
Una serie di principi e di pratiche che migliorano la resilienza e la sostenibilità dei sistemi alimentari e agricoli preservando al tempo stesso l’integrità sociale,
Un movimento sociopolitico, che si concentra sull’applicazione pratica dell’agroecologia, e che cerca nuovi modi di considerare l’agricoltura, la lavorazione, la distribuzione e il consumo di prodotti alimentari, e i suoi rapporti con la società e la natura.
Interdipendenza tra agroecologia e sovranità alimentare
“Non c’è sovranità alimentare senza agroecologia. E certamente, l’agroecologia non durerà senza una politica di sovranità alimentare che la sostenga.” Ibrahima Coulibaly
Vogliamo partire dalle prospettive elaborate dai movimenti sociali che attivamente hanno modellato e definito i sistemi alimentari. Riconosciamo altresì e rispettiamo il lavoro svolto finora per chiarire e sviluppare il concetto di agroecologia, considerandolo come fondamento di questo lavoro.
La dichiarazione di Nyéléni definisce l’agroecologia come un movimento guidato dalle persone; una pratica che deve essere sostenuta, piuttosto che guidata, dalla scienza e dalla politica. Si tratta di un appello affinché l’esperienza e le capacità dei produttori alimentari e degli altri attori coinvolti nel settore dell’alimentazione siano riconosciute e messe al centro dell’attività politica e di governance dei sistemi alimentari. La dichiarazione inoltre sottolinea il diritto delle persone a “controllare le politiche e le pratiche alimentari.” Da questo punto di vista, l’agroecologia è inseparabile dalla sovranità alimentare.
Principi: definizione e caratteristiche
I principi sono una serie di ampie “linee guida” che costituiscono la struttura dell’Agroecologia, le sue pratiche e la sua realizzazione. Si basano sulle seguenti caratteristiche:
- L’agroecologia promuove principi piuttosto che regole o ricette per un processo di transizione.
- L’agroecologia è il risultato di un’applicazione congiunta dei suoi principi e dei valori soggiacenti che porteranno a sistemi agricoli e alimentari alternativi. Si comprende quindi come l’applicazione dei principi avverrà in modo graduale.
- I principi sono validi in tutti i diversi territori e conducono a diverse pratiche adattandosi a contesti diversi.
- Tutti i principi dovrebbero essere interpretati in un contesto di migliore integrazione con il mondo naturale, e di giustizia e dignità per gli attori e i processi umani e non.
Le considerazioni di CIDSE sulla sovranità alimentare: La sovranità alimentare rappresenta un quadro politico che affronta i problemi che sono alla radice della fame e della povertà, concentrando l’attenzione sul controllo del consumo e della produzione alimentare all’interno di processi democratici radicati in sistemi alimentari localizzati. Essa abbraccia non solo il controllo della produzione e dei mercati, ma anche l’accesso e il controllo delle comunità locali sulla terra, l’acqua e le risorse genetiche. Assume il riconoscimento e la presa di potere delle comunità per realizzare i loro diritti economici, sociali, culturali e politici, e il bisogno di riguadagnare le scelte alimentari, l’accesso e la produzione. Essa viene definita come: “il diritto dei popoli a definire la loro agricoltura e alimentazione; proteggere e regolare il commercio e la produzione agricola domestica al fine di raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile; determinare il grado secondo il quale vogliono essere autonomi; restringere il dumping nei loro mercati. La sovranità alimentare non nega il ruolo del commercio ma promuove la formulazione di politiche e pratiche commerciali che servono i diritti dei popoli al cibo e a una produzione sostenibile dal punto di vista ecologico, sana e sicura.”
“Food Sovereignty: Towards democracy in localised food systems” by Michael Windfuhr and Jennie Jonsén, FIAN-International (2005). CIDSE, EAA (2013). “Whose Alliance? The G8 and the Emergence of a Global Corporate Regime for Agriculture, CIDSE and EAA Recommendations”, p.7.
Visualizzare l’agroecologia
I principi dell’agroecologia rappresentati con un’infografica

1. La dimensione ambientale dell’agroecologia
1.1 L’agroecologia valorizza interazioni e sinergie positive, integrazione e complementarietà tra i diversi elementi degli agrosistemi (vegetali, animali, alberi, suoli, acqua…) e sistemi alimentari (acqua, energia rinnovabile, e i diversi elementi delle catene alimentari rilocalizzate).
1.2 L’agroecologia costruisce e conserva la vita nel suolo per garantire condizioni favorevoli alla crescita delle piante.
1.3 L’agroecologia cerca di ottimizzare e chiudere i cicli delle risorse (nutrienti, biomassa) attraverso il riciclo dei nutrienti e delle biomasse esistenti all’interno dei sistemi agricoli e alimentari.
1.4 L’agroecologia ottimizza e mantiene la biodiversità superficiale e sotterranea (l’ampia gamma di specie e varietà, le risorse genetiche, le varietà e gli animali da riproduzione, localmente adattate) nel tempo e nello spazio (a livello di terreno, azienda agricola e paesaggio).
1.5 L’agroecologia elimina l’uso e la dipendenza da input esterni sintetici permettendo agli agricoltori di ridurre l’uso di pesticidi, erbicidi e migliorare la fertilità attraverso una gestione ecologica.
1.6 L’agroecologia sostiene l’adattamento climatico e la resilienza e al tempo stesso contribuisce alla mitigazione e riduzione delle emissioni a effetto serra, tramite un uso ridotto di combustibili fossili e un maggior sequestro di carbonio nei suoli.
L’impatto di questa dimensione:
Attraverso la sua dimensione ambientale, e tramite l’applicazione di principi che tendono a replicare gli ecosistemi naturali, l’agroecologia contribuisce alla costruzione di agrosistemi più complessi. L’agroecologia aumenta la resilienzaxi e la capacità dei sistemi di adattarsi ai cambiamenti climatici in contesti in cui i rischi climatici sono comuni.xii Per esempio, “è stato dimostrato che una maggiore biodiversità nei suoli migliora l’uso dell’acqua, la l’assorbimento di nutrienti, e la resistenza alle malattie da parte delle coltivazioni”.xiii Promuovendo la resilienza, la biodiversità spesso agisce come “cuscinetto contro le crisi ambientali ed economiche”.xiv Attraverso la dimensione ambientale, l’agroecologia aiuta quindi a costruire sistemi autosufficienti, sani e non inquinati che forniscono gamme di cibo, energia e altri elementi sani, diversificati e accessibili. Come beneficio aggiunto dell’applicazione di tali principi, l’agroecologia contribuisce anche a mitigare il cambiamento climatico (costruire suoli sani e restaurare i suoli impoveriti – contribuendo così al sequestro di carbonio – o riducendo l’uso diretto e indiretto dell’energia – evitando le emissioni di gas a effetto serra).xv Tramite un uso efficiente delle risorse (come l’uso dell’acqua e dell’energia), l’agroecologia contribuisce anche a costruire resilienza e ad aumentarne l’ efficienza. Al di là dell’alto potenziale in termini di resilienza, mitigazione e adattamento, l’agroecologia offre anche un ambiente di lavoro sano e sicuro per gli agricoltori, così come un ambiente sano per le comunità rurali, perirurali e urbane, fornendo loro cibo nutriente, diversificato e sano.
Michel Pimbert, Professore, Università di Coventry, UK
Esempio 1: Resilienza, eventi meteorologici estremi e agroecologia.
Numerosi studi riguardanti la performance agricola in seguito ad eventi meteorologici estremi (siccità ed uragani) in America Centrale, hanno dimostrato che “la resilienza ai disastri climatici è migliore nelle aziende agricole con un livello di biodiversità più alto” e “quando sono inserite in un paesaggio dalla matrice complessa, con un germoplasma locale adattato e distribuito in sistemi di coltivazione diversificati gestiti con terreni ricchi di materia organica e con tecniche di conservazione delle risorse idriche”.
Per esempio “un’intervista condotta in America Centrale in seguito all’uragano Mitch ha dimostrato che gli agricoltori che utilizzavano tecniche agricole diversificate (quali colture di copertura, colture consociate e agro forestazione) avevano subito meno danni rispetto agli agricoltori specializzati in monocolture”. Analogamente, quaranta giorni dopo che l’uragano Ik aveva colpito Cuba nel 2008, i ricercatori hanno scoperto che le aziende agricole diversificate presentavano perdite del 50%, rispetto alle monocolture, che avevano subito perdite pari al 90% o 100%”. Le aziende agroecologiche hanno dimostrato un recupero della produttività più veloce (80%-90%) rispetto alle monocolture, in circa 40 giorni dopo l’uragano”.
Fonti e materiale per approfondimento
– Machín Sosa, B., Roque Jaime, A. M., Ávila Lozano, D. R., Rosset Michael, P. (2013). Agroecological revolution: The Farmer-to-Farmer Movement of the ANAP in Cuba.
– Holt-Giménez, E. (2002). Measuring Farmers’ agroecological resistance to hurricane Mitch in Central America.
– Altieri, M. & Nicholls, C. & Henao, A. & Lana, M. (2015). Agroecology and the design of climate change-resilient farming systems
Esempio 2: Trasformazione del suolo e dei mezzi di sostentamento nel Bangladesh rurale
A partire dalla fine degli anni 70, fertilizzanti chimici e pesticidi, anche se più costosi rispetto alle alternative organiche, sono stati utilizzati sempre più frequentemente dagli agricoltori del Bangladesh come parte dell’approccio della Green Revolution, con implicazioni dannose per la salute, il suolo e la qualità dell’acqua.
Le sovvenzioni all’utilizzo di fertilizzanti chimici e la pressione esercitata sui contadini per produrre raccolti sufficienti a soddisfare la rapida crescita demografica del Bangladesh, hanno portato ad una eccessiva dipendenza e all’applicazione indiscriminata di fertilizzanti chimici e pesticidi rispetto a misure biologiche.
La mancata reintegrazione della materia organica ha lasciato il suolo in molte parti del Bangladesh privo di nutrienti sufficienti per sostenere la produttività agricola.
L’esaurimento delle riserve organiche del suolo ha avuto notevoli implicazioni per la sicurezza alimentare in Bangladesh aumentando la vulnerabilità al cambiamento climatico. Piogge improvvise e condizioni climatiche inattese stanno rendendo molto difficile per gli agricoltori programmare efficacemente la produzione, e il peggioramento della salute del suolo sta aggravando ulteriormente la situazione.
Migliorare la fertilità del suolo in Bangladesh è quindi cruciale per i piccoli agricoltori per affrontare ed adattarsi agli impatti del cambiamento climatico, per permettere loro di produrre quantità di cibo adeguate per le loro famiglie e le comunità locali, per rafforzare i mercati locali e sviluppare condizioni di vita sostenibili per le generazioni future.
CAFOD ha creato delle partnership con Caritas Bangladesh, USS Jessore, Practical Action Bangladesh e Caritas Svizzera per mettere i principi dell’agroecologia al centro di un progetto di tre anni finanziato dal DFID sull’agricoltura resiliente, lavorando con le comunità di piccoli produttori agricoli nelle divisioni geografiche di Dinajpur, Rajshahi, Jessore e Sylhet.
Una componente chiave del progetto ha previsto l’insegnamento ai piccoli agricoltori della produzione ed uso del vermicompost – un fertilizzante organico molto nutriente per il suolo, prodotto dagli escrementi dei lombrichi – che può essere preparato facilmente utilizzando materiali già reperibili nei sistemi agricoli, inclusi letame delle mucche, foglie di banano e scarti alimentari. Dopo aver partecipato alla formazione sul vermicompost ed aver visitato i terreni campione, gli agricoltori coinvolti nel progetto hanno iniziato a produrre il proprio vermicompost utilizzandolo sui propri terreni. I risultati sono stati particolarmente soddisfacenti.
Dopo aver utilizzato il vermicompost, i produttori hanno riscontrato un miglioramento nella fertilità del suolo attraverso un aumento della quantità e della qualità del raccolto. Hanno anche riscontrato una riduzione dei parassiti e delle malattie nocive che di solito influiscono negativamente sulla loro produzione. I risultati principali del progetto sono stati: oltre 8.600 famiglie hanno aumentato la propria produzione di almeno il 20% dopo aver utilizzato il vermicompost nel suolo; 6.327 famiglie sono state in grado di produrre più colture (da 3 a 12 varietà vegetali diverse) su terreni precedentemente non produttivi, dopo aver usato il vermicompost. Inoltre, 7.067 famiglie hanno riferito di aver generato entrate supplementari a seguito del progetto, in gran parte attribuibili alla vendita di colture eccedentarie prodotte utilizzando il vermicompost. Questi risultati sono confermati da una ricerca del partner di CAFOD Practical Action e dallo IIED (International Institute for Environment and Development) del 2016, che sostiene la convenienza di un maggiore utilizzo delle pratiche agro ecologiche (incluso il vermicompost) per migliorare la fertilità del suolo e la produttività del raccolto.
Razia Begum, di Jessore, ha registrato un incremento della sua produzione di zucca amara del 150% dopo aver utilizzato il vermicompost ed i pesticidi organici, riducendo significativamente l’utilizzo di fertilizzanti chimici sul suo suolo. Come risultato, Razia non è stata solo in grado di garantire adeguate risorse alimentari alla propria famiglia ma anche di vendere il surplus dei suoi prodotti ed il vermicompost ottenendo maggiori entrate. E’ stata anche in grado di garantirsi un reddito più alto mettendo a disposizione le proprie conoscenze sul vermicompost per delle sessioni di formazione agli agricoltori della sua area. Suo marito era inizialmente contrario alle attività che allontanassero Razia dal lavoro domestico, mentre ora è felice di poter appoggiare le sue iniziative imprenditoriali.
Come Razia, Jamal Hossain, della Lebutola Union, ha osservato miglioramenti nella quantità, aspetto estetico, longevità e sapore del suo raccolto dopo aver utilizzato il vermicompost e i pesticidi organici, rispetto a quelli chimici: “Credo davvero in questo metodo agricolo e ora ho le prove per far vedere ai miei vicini che funziona! Il vermicompost non fa bene solo al mio raccolto e al mio reddito ma fa bene all’ambiente e alla salute. Dobbiamo incoraggiare le generazioni future ad abbandonare i fertilizzanti chimici a favore di quelli organici perchè sono migliori sotto molto aspetti”.
Oltre ad aumentare i rendimenti del raccolto, e quindi la sicurezza alimentare, questo progetto ha contribuito alla riabilitazione della salute del suolo, ridotto l’incidenza di malattie per le piante, aumentato il reddito per gli agricoltori e promosso opportunità imprenditoriali per le donne nelle comunità agricole. Questo progetto dimostra come sia possibile applicare in pratica e con successo i principi economici ed ambientali dell’agroecologia, e promuove una agricoltura sostenibile che fa bene alle persone e al pianeta.
Fonti e materiale per approfondimento:
Per maggiori informazioni su come le pratiche agro ecologiche possano contribuire a migliorare la fertilità del suolo in Bangladesh, si vedano il Practical Action e l’action research paper di IIED, dal titolo “ Collaborative Action on Soil Fertility in South Asia”.
Esempio 3: Aumentare la resilienza attraverso la risicoltura in foreste di mangrovia
La risicoltura di mangrovia è un sistema di resilienza praticato in Africa occidentale dal XV secolo. Si tratta di terra “rubata” al mare attraverso la costruzione di una cintura di dighe artificiali e sistemi di gestione delle risorse idriche (pioggia e acqua marina) per controllare la salinità e l’acidità del suolo.
La coltivazione ha utilizzato varietà di riso tolleranti al sale e alle siccità, provenienti da semi eterogenei, principalmente introdotti, diffusi e moltiplicati nel corso degli anni dagli stessi agricoltori. La risicoltura di mangrovia non utilizza fertilizzanti chimici, erbicidi e fungicidi.
Nel contesto della Guinea Bissau, un Paese in cui il consumo di riso pro-capite è molto elevato (110-120 kg/pp/anno) e che ha una alta dipendenza dalle importazioni, lo smantellamento della tradizione agricola dei contadini locali e l’impoverimento delle varietà di riso autoctone, stanno minacciando la produttività e il sistema colturale e socio-ambientale della risicoltura di mangrovia praticata principalmente dall’etnia dei Balanta. Quindi, nel corso di dieci anni, LVIA-FOCSIV insieme con gli stakeholder locali hanno sviluppato ed applicato una strategia di resilienza nazionale, basata sulla risicoltura della mangrovia, con una produzione diversificata, un regime alimentare più bilanciato e catene di produzione più corte. La strategia include diverse componenti come aumentare la consapevolezza e la conoscenza sull’utilizzo della terra con la mangrovia21, un sistema comune di gestione delle risorse idriche e di produzione agricola più efficiente.
Il miglioramento della conoscenza e del know-how è stato combinato con lo sviluppo dei sistemi idrici e con un programma di ricerca applicata per il miglioramento delle coltivazioni di riso locali, stimolando l’adattamento ed aumentando la produttività del terreno. Questa strategia è stata definita e sostenuta dalle comunità locali (“tabanka”), società cooperative, stakeholder del governo e centri di ricerca, attraverso un sistema di governance che ha incoraggiato il crescente movimento degli agricoltori, rafforzando le capacità sociali ed istituzionali per migliorare il sistema di resilienza e la capacità di far fronte alle difficoltà. Fino ad ora, il miglioramento dei sistemi idrici e di gestione delle risorse idriche insieme con l’adozione di tecniche agricole nel quadro di un sistema agro-ecologico bilanciato, ha prodotto rendimenti nella coltivazione del riso di 4 tonnellate/ettaro22 senza l’utilizzo di input chimici (fertilizzanti, erbicidi, fungicidi). Questo dato rappresenta circa il doppio della produttività media delle coltivazioni di riso dei bassipiani (1-2,5 tonnellate/ettaro con input agricoli e solo 0,7-1,2 tonnellate/ettaro con input agricoli limitati)23. L’aumento della produttività della terra e del lavoro è un risultato straordinario, e si traduce in maggiore reddito per gli agricoltori, investimenti locali e coinvolgimento dei giovani nell’agricoltura, e ha portato ad un importante riconoscimento del valore di questo speciale sistema socio-ecologico. L’aumentata autostima degli agricoltori Balanta della Guinea-Bissau ha rafforzato il loro impegno e la loro pressione sul governo per salvaguardare i prodotti locali, chiedendo supporto in termini di investimenti, ma anche incoraggiando “scambi di esperienze, dialogo e pensiero strategico per migliorare il nostro lavoro e l’accesso del nostro riso al mercato locale” (Siaca, contadino del Kampiane Village, Guinea Bissau). La strategia per la resilienza ha aumentato l’abilità delle comunità locali di trasformare la loro traiettoria di sviluppo sostenibile, esercitando anche una voce più forte nei confronti del governo. Questo esempio dimostra la dimensione ambientale dell’agroecologia nell’interazione positiva, nella sinergia, integrazione e complementarietà tra i diversi elementi degli ecosistemi agricoli. Dimostra anche la dimensione economica dell’agroecologia, perché, tra le altre cose, riduce la dipendenza dagli aiuti e rafforza l’autonomia delle comunità, con mezzi di sostentamento sostenibili che contribuiscono a forgiare una dignità locale, promuovendo l’indipendenza da input esterni.
Fonti e materiale per approfondimento:
– Cerise, S., Mauceri, G., Rizzi, I. (2017).Mangrove Rice Cultivation in Guinea Bissau within “The Construction of communities’ resilience in African Countries – Three case studies by FOCSIV NGOs”, Collana Strumenti, FOCSIV n.49.
– Temudo, M. (2011). Planting Knowledge, Harvesting Agro-Biodiversity: a case study of Southern Guinea-Bissau rice-farming; Hum. Ecol (2011) 39: 309-321, Springer Science.
– Andreetta, A., Delgado Huertas, A., Lotti, M., Cerise, S. (2016). Land use changes affecting soil organic carbon storage along a mangrove swamp rice chronosequence in the Cacheu and Oio regions (Northern Guinea-Bissau) Agriculture, Ecosystem and Environment 216 (2016) 314-321.
– Reportage(in Italiano)

2. La dimensione sociale e culturale dell’agroecologia
2.1 L’agroecologia è radicata nella cultura, identità, tradizione, innovazione e nelle conoscenze delle comunità locali.[i]
2.2 L’agroecologia contribuisce a regimi alimentari sani, diversificati, stagionali e culturalmente appropriati.
2.3 L’agroecologia si basa sulla conoscenza e promuove scambi orizzontali (da agricoltori ad agricoltori) per una condivisione delle conoscenze, capacità e innovazioni, incoraggiando altresì alleanze tra agricoltori e ricercatori.
2.4 L’agroecologia crea opportunità e promuove solidarietà e scambi tra popolazioni culturalmente diverse (diversi gruppi etnici che condividono gli stessi valori pur attuando pratiche diverse) e tra popolazioni urbane e rurali.
2.5 L’agroecologia rispetta la diversità tra persone in termini di genere, razza, orientamento sessuale e religione, crea opportunità per giovani e donne, e incoraggia la leadership femminile e l’uguaglianza di genere.
2.6 L’agroecologia non richiede necessariamente costose certificazioni esterne, dal momento che spesso poggia sui rapporti tra produttore e consumatore, e su interazioni basate sulla reciproca fiducia, promuovendo alternative alla certificazione come il PGS (sistema di garanzia partecipata) e il CSA (agricoltura sostenuta dalla comunità).
2.7 L’agroecologia permette alle popolazioni e alle comunità di mantenere il rapporto materiale e spirituale con la loro terra e il loro ambiente.
[i] FAO website: “10 key elements of Agroecology”.
Impatto di questa dimensione
Partendo dalle conoscenze, capacità e tradizioni degli agricoltori, l’agroecologia è particolarmente adatta per soddisfare il loro diritto al cibo; essa permette lo sviluppo di tecnologie appropriate fatte su misura per i bisogni e le circostanze di specifiche comunità di agricoltori, contadini, popolazioni indigene, gruppi pastorali, pescatori, pastori, cacciatori e raccoglitori, nel loro ambiente. Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, l’agricoltura resta l’occupazione più diffusa e il settore presenta quindi le migliori opportunità per uno sviluppo inclusivo. Pertanto può aiutare a invertire la tendenza migratoria verso le aree urbane e la frammentazione familiare. Se le persone imparano e applicano le pratiche agroecologiche, e sviluppano e controllano la catena del valore fino agli utenti finali, la vita rurale e la produzione di alimenti (che avvenga in zone rurali o urbane) attirerà di più e sarà valorizzata di nuovo dalla società, contribuendo così a sostenere l’economia locale, la coesione e la stabilità sociale.
Ponendo i produttori di cibo al centro del sistema alimentare (scambi tra pari, promozione delle capacità dei produttori di cibo), rafforzando l’autonomia e rivitalizzando le aree rurali, l’agroecologia contribuisce a dare nuovo valore alle identità contadine e a rafforzare la fiducia degli agricoltori nei loro sistemi alimentari locali.
As it starts from the existing knowledge, skills and history of farmers and food producers, agroecology is particularly well suited to realize their right to food
Ponendo i produttori di cibo al centro del sistema alimentare (scambi tra pari, promozione delle capacità dei produttori di cibo), rafforzando l’autonomia e rivitalizzando le aree rurali, l’agroecologia contribuisce a dare nuovo valore alle identità contadine e a rafforzare la fiducia degli agricoltori nei loro sistemi alimentari locali.
L’agroecologia crea opportunità per le donne di aumentare la loro autonomia economica, e in una certa misura la loro capacità di influenzare le relazioni di potere nei nuclei familiari, e estende la diversità e la ricchezza di ruoli disponibili anche agli uomini L’agroecologia come movimento sostiene i diritti delle donne grazie alla sua inclusività, e per il fatto che riconosce e sostiene il ruolo delle donne in agricoltura e incoraggia la loro partecipazione. Il movimento agroecologista è sostanzialmente una battaglia per la giustizia sociale e l’emancipazione, e dovrebbe andare sempre di pari passo con un attivo femminismo.xviii Siccome l’impatto dell’agroecologia sulle relazioni tra i generi non è automaticamente positivo, è necessario un focus specifico sulle donne mentre si realizza l’agroecologia nelle sue varie dimensioni.
Lynne Davis, La Via Campesina, UK
L’agroecologia crea opportunità per le donne di aumentare la loro autonomia economica, e in una certa misura la loro capacità di influenzare le relazioni di potere nei nuclei familiari, e estende la diversità e la ricchezza di ruoli disponibili anche agli uomini L’agroecologia come movimento sostiene i diritti delle donne grazie alla sua inclusività, e per il fatto che riconosce e sostiene il ruolo delle donne in agricoltura e incoraggia la loro partecipazione. Il movimento agroecologista è sostanzialmente una battaglia per la giustizia sociale e l’emancipazione, e dovrebbe andare sempre di pari passo con un attivo femminismo.xviii Siccome l’impatto dell’agroecologia sulle relazioni tra i generi non è automaticamente positivo, è necessario un focus specifico sulle donne mentre si realizza l’agroecologia nelle sue varie dimensioni.
Krishnakar Kumari, MIJARC President, India/Belgium

3. La dimensione economica dell’agroecologia
3.1 L’agroecologia promuove delle catene di distribuzione corte (km0) ed eque al posto di catene di distribuzione lineari, e costruisce una rete trasparente di relazioni (spesso non visibile nell’economia tradizionale) tra produttori e consumatori.
3.2 L’agroecologia contribuisce al reddito delle famiglie contadine e rafforza i mercati locali, le economie locali e l’occupazione.
3.3 L’agroecologia poggia su una visione di economia sociale e solidale.[i]
3.4 L’agroecologia promuove la diversificazione dei redditi agricoli, dando una maggiore indipendenza finanziaria agli agricoltori, aumenta la resilienza attraverso la moltiplicazione delle fonti di produzione, e fa crescere i redditi riducendo le perdite di colture grazie a un sistema diversificato.
3.5 L’agroecologia mira a valorizzare il potere dei mercati locali permettendo ai produttori di vendere i loro prodotti a prezzi equi, e rispondendo attivamente alle domande del mercato locale.
3.6 L’agroecologia riduce la dipendenza dagli aiuti e rafforza l’autonomia delle comunità, creando redditi sostenibili e dignità, e promuove altresì l’indipendenza da input esterni.
[i] ILO: L’economia sociale e di solidarietà (SSE) è un concetto che si riferisce alle imprese e alle organizzazioni, in particolare cooperative, società di beneficio mutuo, associazioni, fondazioni e imprese sociali, che specificatamente producono beni, servizi e conoscenza mentre perseguono finalità sociali ed economiche, promuovendo la solidarietà.
Impatto di questa dimensione
Judith Hitchman, Presidente & co-fondatrice di Urgenci
Utilizzando le risorse locali e fornendo alimenti ai mercati locali e regionali, l’agroecologia ha il potenziale di rilanciare le economie locali ed eliminare l’impatto negativo del ‘libero’ commercio internazionale sulle vite dei piccoli produttori locali. Gli approcci agroecologici sono economicamente percorribili dal momento che i suoi metodi di produzione riducono i costi di input esterni e pertanto permettono una maggiore indipendenza finanziaria e tecnica, e una maggiore autonomia per i produttori.
Con la diversificazione della produzione e delle attività contadine, i produttori alimentari sono meno esposti ai rischi di mercato come la volatilità dei prezzi o le perdite dovute a eventi climatici estremi che sono esacerbati dai cambiamenti climatici. In particolare, i piccoli agricoltori traggono benefici dall’agroecologia, poiché possono aumentare la resa dei loro raccolti in modo sostenibile, migliorare i loro prodotti e la sicurezza nutritiva, e aumentare i loro redditi. Rispetto alla produttività e ai redditi, l’agroecologia ha dimostrato di essere particolarmente positiva per i nuclei familiari più fragili e perciò può essere definita come intrinsecamente “pro-poveri”.
L’agroecologia contribuisce anche ad aiutare le economie locali offrendo una tecnologia adeguata e opportunità di occupazione nel settore alimentare in aree rurali e periurbane. Al tempo stesso essa offre una fonte di reddito per le famiglie che vivono nelle città con un piccolo terreno o con accesso a terreni pubblici.
L’obiettivo dell’agroecologia è di fornire un lavoro dignitoso che rispetti i diritti umani e fornisca un reddito adeguato ai produttori di alimenti. Diminuendo la distanza tra produttore e consumatore, l’agroecologia riduce i costi di deposito, refrigerazione e trasporto, così come anche le perdite alimentari e i rifiuti.
L’agroecologia tiene pienamente conto delle esternalità per la società e l’ambiente, minimizzando i rifiuti e gli impatti negativi per la salute, e sostenendo esternalità positive come la salute ecologica, la resilienza e la rigenerazione.

4. La dimensione politica dell’agroecologia
4.1 L’agroecologia dà priorità ai bisogni e agli interessi dei piccoli agricoltori che rappresentano la prima e più importante fonte di produzione alimentare a livello mondiale, e riduce l’enfasi sugli interessi dei grandi sistemi alimentari e agricoli.
4.2 L’agroecologia pone il controllo delle sementi, la biodiversità, la terra e i territori, le acque, la conoscenza[i], i terreni[ii] nelle mani delle popolazioni che fanno parte del sistema alimentare, e in questo modo assicura una gestione delle risorse più integrata.
4.3 L’agroecologia può cambiare i rapporti di potere incoraggiando una più grande partecipazione dei produttori alimentari nel processo decisionale riguardante i sistemi alimentari e propone nuove strutture di governance.
4.4 L’agroecologia richiede una serie di politiche pubbliche complementari e di sostegno, responsabili politici e istituzioni che la sostengano, come anche investimenti pubblici per realizzare il suo pieno potenziale.
4.5 L’agrogeologia incoraggia forme di organizzazione sociale necessarie per una governance decentrata, e una gestione locale che meglio si adatti ai sistemi agricoli e alimentari. Inoltre incentiva l’autorganizzazione e l’azione collettiva di gruppi e reti su scale diverse, dal locale al globale (organizzazioni agricole, consumatori, organizzazioni di ricerca, istituti…).
[i] International Forum on Agroecology (2015). Declaration of the International Forum for Agroecology, Nyéléni.
[ii] “I beni comuni si riferiscono alle forme di ricchezza che appartengono a tutti noi e che devono essere protette in modo proattivo e gestite per il bene di tutti. I beni comuni possono essere naturali, come l’aria, l’acqua, la terra, le foreste e la biodiversità; sociali e istituzionali, come i beni pubblici, gli spazi e i servizi; politici, come le nozioni di democrazia, giustizia e governance sostenute collettivamente; intellettuali e culturali, come la conoscenza generale, la tecnologia quotidiana, la musica condivisa e le conoscenze scientifiche. Mentre queste categorie possono differire tra i paesi e le regioni, i beni comuni generalmente consistono in risorse che le comunità e le società riconoscono come accessibili a tutti, e che sono conservate e gestite collettivamente per l’utilizzo delle generazioni attuali e future”. GUTTAL Shalmali, MANAHAN Mary Ann, “In defense of the commons”, 2015.
Impatto di questa dimensione:
Attraverso la sua dimensione politica, l’agroecologia sposta il centro del potere nei sistemi alimentari dagli interessi di un piccolo numero di grandi entità agro-industriali ai produttori diretti, e cioè ai piccoli produttori alimentari che forniscono la maggior parte del cibo a livello mondiale.xxiii Essa cerca una soluzione alle ingiustizie dovute allo strapotere delle grandi industrie negli attuali sistemi alimentari. Quando fa parte di un approccio legato alla sovranità alimentare, l’agroecologia rappresenta una transizione democratica dei sistemi alimentari che dà maggior potere alle donne e agli uomini contadini e agricoltori, pastori, pescatori, raccoglitori, popolazioni indigene, consumatori e altri gruppi, facendo in modo che la loro voce sia ascoltata dalla politica a tutti i livelli, da quello delle piccole comunità a quello nazionale e internazionale. Essa permette a questi gruppi di rivendicare e realizzare il loro diritto al cibo.
La dimensione politica dell’agroecologia rende il concetto di sovranità alimentare più pratico, mettendo i piccoli produttori alimentari al centro dei processi e delle decisioni politiche che li riguardano.
Essa cerca di affrontare molteplici sfide, dalla sicurezza all’accesso alle risorse produttive (terra, acqua, sementi), alla sicurezza alimentare attraverso la resilienza climatica, con soluzioni di lungo termine sostenibili che promuovono la diversificazione agricola e la sovranità alimentare. I movimenti agroecologisti, che sono generalmente formati dal basso, da agricoltori e consumatori, stanno diffondendo orizzontalmente l’agroecologia, per rafforzare e costruire relazioni all’interno e tra le comunità.xxiv Accanto a questa espansione orizzontale, la dimensione politica promuove un ambiente incline alla diffusione di approcci agroecologici a tutti i livelli, in modo quindi verticale.
Pedro Guzman, Red Nacional de Agricultura Familiar, Colombia

Conclusione
Come già sottolineato nell’introduzione, le crisi economiche e ambientali che stiamo affrontando ci costringono a profondi cambiamenti nell’organizzazione dei nostri sistemi alimentari. I cambiamenti climatici poi rendono imperativi e urgenti tali cambiamenti. Questi ultimi chiedono di approcciare in modo esaustivo le quattro dimensioni dell’agroecologia. La divisione in più dimensioni ci aiuta a capire meglio il potenziale dell’agroecologia, ma la visione deve comunque essere d’insieme, con un approccio olistico. Di fatti, molti agricoltori e contadini sottolineano il carattere olistico dell’agroecologia, intesa come stile di vita, come un qualcosa che dà senso alla vita. Per loro, non si tratta semplicemente di assicurare un reddito e un sistema agroeconomico sostenibile, ma di garantire uno stile di vita in armonia con la natura e le altre persone. Allo stesso modo, l’ impatto potenziale dell’agroecologia non deve limitarsi a una singola dimensione.
Sfortunatamente, alcuni hanno usato la mancanza di chiarezza per indebolire il concetto di agroecologia:
“Tutt’a un tratto l’agroecologia va di moda dappertutto, dai movimenti sociali di base fino alla FAO, ai governi, le università, le multinazionali. Ma non tutti hanno lo stesso concetto di agroecologia in mente. Mentre le istituzioni più importanti e le multinazionali hanno emarginato per anni e ridicolizzato l’agroecologia, oggi cercano di cavalcarne l’onda. Vogliono prendere ciò che gli torna più utile – la parte tecnica – e usarla per migliorare l’agricoltura industriale, sempre restando fedeli al modello di monocultura e al dominio del capitale e delle multinazionali nelle strutture di potere”
“Tutt’a un tratto l’agroecologia va di moda dappertutto, dai movimenti sociali di base fino alla FAO, ai governi, le università, le multinazionali. Ma non tutti hanno lo stesso concetto di agroecologia in mente. Mentre le istituzioni più importanti e le multinazionali hanno emarginato per anni e ridicolizzato l’agroecologia, oggi cercano di cavalcarne l’onda. Vogliono prendere ciò che gli torna più utile – la parte tecnica – e usarla per migliorare l’agricoltura industriale, sempre restando fedeli al modello di monocultura e al dominio del capitale e delle multinazionali nelle strutture di potere”
Il presente lavoro costituisce un tentativo di chiarire cosa significa agroecologia e mostra che presa nel suo insieme, l’agroecologia e i suoi vari principi possono avere un grande impatto positivo in termini di diritti umani e diritto al cibo. Al tempo stesso essa contribuisce ad affrontare le cause che sono alla radice delle problematiche sociali che le nostre società stanno affrontando, e a sfidare le strutture di potere esistenti. Ecco perché l’agroecologia intesa come movimento è di importanza fondamentale per noi.
Siamo tutti consapevoli del fatto che perché l’agroecologia possa dare frutti, e perché i suoi principi vengano progressivamente applicati c’è bisogno di azioni politiche complementari, in un processo di transizione e di cambio di paradigma. Siamo anche consapevoli del fatto che i principi sopra elencati possono evolvere, possono dover essere rivisti, possono non essere perfettamente illustrati o non essere in linea al 100% con quello che l’agroecologia rappresenta in realtà. Ma vediamo questo come un primo passo di un processo più vasto che porterà ad aggiornare e a illustrare meglio l’attuale elenco di principi che abbiamo individuato.
I prossimi passi comprendono la costruzione di una “guida pratica alla realizzazione di questi principi”, che dovrebbe idealmente servire come base per iniziare un dialogo all’interno delle nostre organizzazioni (sulle strategie e i programmi di advocacy, sulla coerenza tra i due elementi), e all’interno del più vasto movimento agroecologista. Il presente documento pertanto va considerato come un documento in trasformazione, e come un invito a instaurare un dialogo su cosa significa agroecologia e come appare ai nostri occhi.

Chi siamo
Questo documento è stato realizzato dalla Task Force CIDSE sull’agroecologia ed è il risultato di una collaborazione e del dialogo avvenuto tra le seguenti organizzazioni: Broederlijk Delen (Belgio), CAFOD (Inghilterra e Galles), CCFD-Terre Solidaire (Francia), Entraide & Fraternité (Belgio), FOCSIV (Italia), KOO/DKA (Austria), MISEREOR (Germania), SCIAF (Scozia) and Trócaire (Irlanda).
Gli esempi che illustrano le quattro dimensioni dell’agroecologia sono stati identificati da CAFOD (“Trasformare le condizioni di vita e il suolo nel Bangladesh rurale”); CCFD-Terre Solidaire (“Come una istituzione di microfinanza confeziona prodotti finanziari per l’impatto ambientale delle pratiche contadine”; “Creare piattaforme agroecologiche nazionali per affrontare il dialogo politico in Niger, Burkina Faso e Mali”), LVIA/FOCSIV (“Aumentare la resilienza attraverso la coltivazione risicola in aree coperte da mangrovia”), MISEREOR (“Accesso alla terra e all’agroecologia: un contributo alla presa di potere delle donne in India”; “I benefici di una transizione all’agroecologia guidata dai contadini nelle Filippine”) e Trócaire (“L’agroecologia beneficia le economie rurali”).
CIDSE è una famiglia internazionale di organizzazioni cattoliche di giustizia sociale che lavorano insieme e con altri per promuovere la giustizia, sviluppare il potenziale della solidarietà globale e creare un cambiamento trasformazionale per porre fine alla povertà e alle disuguaglianze.

Contatto: François Delvaux, CIDSE Climate & Agriculture and Food Sovereignty Officer, delvaux(at)cidse.org

Risorse
I Principi dell’Agroecologia – verso sistemi alimentari sostenibili, resilienti e giusti di CIDSE
Climate-Smart Agriculture: the Emperor’s new clothes? di CIDSE